Racconto ispirato alla vita della pornostar Lolo Ferrari
di Antoine Jaccoud con Pietro Micci regista assistente Benedetta Frigerio traduzione Colette Shammah allestimento scenico Barbara Petrecca direzione artistica Andrée Ruth Shammah
produzione Teatro Franco Parenti
André Borlat è un uomo di mezza età. Costretto a rinunciare al suo mestiere di fornaio a causa di un’invalidante allergia alla farina, vive di una modesta pensione anticipata. Trascorre le sue giornate filmando esposizioni di fiori e “masturbandosi un po’” una volta tornato a casa. Ma soprattutto scrivendo lettere al grande amore della sua vita: Lolo Ferrari, la donna col secondo più grande seno del mondo - incrociata per caso sulle pagine patinate di alcune riviste specializzate.Antoine Jaccoud regala al personaggio di Borlat un linguaggio spudorato, ma non scurrile. E Andrè Borlat utilizza questa lingua, quasi fosse un bambino dinnanzi alle grandi domande sull’esistenza: perché siamo soli? Che cosa è la felicità? Perché fa tutto così male? Resisteremo fino alla fine? C’è una via d’uscita dalla miseria sessuale? E soprattutto e più volte: che cos’è l’amore?
|